16 ottobre 2017

con tutta me stessa vorrei

Troche

Vorrei, con tutta me stessa vorrei guardarmi per davvero e vedere. Oltre tutto, oltre gli anni e i danni che non mi fanno dire, non mi fanno andare. Andare vorrei, con tutta me stessa vorrei, oltre tutte le linee che la paura ha segnato e il coraggio non ha saputo cancellare. Avere vorrei, con tutta me stessa vorrei, quell’emozione che accende gli occhi e infiamma il cuore. Incontrare vorrei, con tutta me stessa vorrei, quel punto che manca perché il disegno sia vivo, oltre ogni colore in fondo al più grande calore possibile. Dal fondo, dal punto più blu, dall’unica crepa nascosta da veli di esitazioni stanche. Scoprire vorrei, con tutta me stessa vorrei, qualcosa che da sempre so e che mai ho capito, oltre ogni dimostrazione dentro la più inaspettata emozione. 
.
.
.
.
.
.
.
.
.

[Con tutta me stessa, senza lasciare nemmeno un pezzettino]

17 settembre 2017

Su quali progetti ho lavorato o sto lavorando

Ciao a tutti,
mi sono resa conto di non aver più aggiornato sui miei progetti realizzati e futuri.
Rimedio subito!
In realtà, ho sempre visto questo blog come un luogo in cui "dire senza dire", la maggior parte dei post è così; questo perché originariamente questo era il mio luogo segreto, non era neppure indicizzato su Google, volevo rimanesse un posto mio e che se qualcuno lo avesse raggiunto sarebbe stato per un caso fortuito. Chi mi segue dall'inizio, parliamo ormai di quasi 10 anni fa (Oddio, già dieci anni!), sa che per tanto tempo mi sono chiamata Naimablu e che mi sono firmata con il mio vero nome quando ho avuto il coraggio di condividere tutto quello che viaggiava nei miei pensieri.
Ora, potrei mettermi a raccontare questi dieci anni in cui è successo di tutto fuori, ma soprattutto dentro di me, ma oggi mi sento buona e vi risparmio tutta questa storia, venendo subito al punto.
Dopo la pubblicazione de L'amore è miope, Pub Gold Edizioni, ho messo in pausa la scrittura e mi sono dedicata molto di più al disegno e, proprio in questo campo, è nata una bella collaborazione con un timbrificio che produce dei timbri "ex libris" per lettori di nicchia.


Immagine di Passione ex libris - timbri per lettori


Sono dei timbri personalizzati con un mio disegno e il proprio nome per personalizzare ancora di più la propria piccola grande biblioteca. Quando Elisa di Passione ex libris - timbri per lettori mi ha proposto questa collaborazione ne sono stata felicissima: l'idea che qualcuno volesse personalizzare le sue letture con il suo nome, unito a uno dei miei disegni, mi entusiasmava.
Se volete curiosare li trovate qui:

TIMBRO 1

TIMBRO 2

TIMBRO 3

TIMBRO 4

Oltre ad aver disegnato questi bellissimi timbri, è da luglio che mi sto dedicando al

CALENDARIO 2018



Immagine direttamente dal mio computer, con anticipazione copertina calendario


L'anno scorso avevo realizzato un calendario con tutte le illustrazioni de Il piccolo quaderno delle grandi idee ed è stato davvero bello trascorrere l'anno in compagnia dei miei personaggi, così, quest'anno ho deciso di realizzarne uno che fosse ancora più mio e di permettere, a chi lo desidererà, di acquistarlo sul mio spazio Etsy che presto attiverò.
Sono in attesa delle prime copie, sperando che sia venuto come desidero.
Ho scelto un tema che a me sta particolarmente a cuore: le storie; la stessa copertina si apre con una domanda inserita nel disegno: "La tua storia qual è?" ed esorta così: "2018, vivi la tua  storia".
Per il momento, saranno disponibili dei calendari nella versione da tavolo che è quella per cui ho ricevuto più richieste. Insomma, se siete curiosi, continuate a seguirmi, soprattutto su Facebook, ma ancor di più su Instagram che è il social che sto adorando da qualche mese a questa parte.
A tal proposito, se usate questi social e vi fa piacere, seguitemi!
Ecco i link alle mie pagine:

- Facebook: Sghemberie di Valentina Luberto

- Instagram:  @valentinaluberto

Sempre rispetto ai miei disegni, visto che mi entusiasmo molto quando li vedo stampati su qualcosa, sto pensando a dei modi per renderli disponibili in qualche forma.
Pensavo, inizialmente, oltre al calendario, di stampare dei set di segnalibri o delle cartoline e renderli disponibili per l'acquisto sul mio spazio Etsy. Rispetto a ciò, dovrei dedicarmi anche alle pagine social che ho creato per differenziare questo spazio che ho chiamato Valulab (con cui ho firmato anche il calendario, oltre alla mia classica firma VL).


logo Valulab realizzato da Valentina Luberto

Se volete, potete già aderire a queste pagine su Facebook e Instagram, in entrambi i luoghi mi trovate come @valulab.

E la scrittura?
Qualcuno, soprattutto chi mi segue perché si è affezionato alle mia storie, se lo starà chiedendo.
La scrittura è in pausa, in attesa che possa rendere ancora più bello ciò che ho già scritto, e che deve essere revisionato, o che mi venga qualche irresistibile idea che non possa fare a meno di scrivere.
Ho iniziato a scrivere, ormai quasi otto anni fa, d'istinto e senza aver mai pensato di volerlo fare e ho continuato, impegnandomi sempre di più e mettendomi in discussione, perché mi sorprendeva, ogni volta, il fatto di riuscire sempre a meravigliarmi. Ecco, se scrivo e non mi meraviglio, allora, credo che non sia il caso di proporre niente ai miei nuovi, ma soprattutto, vecchi lettori.
È un periodo in cui riesco a dire molto di più con poche o, addirittura, senza parole e, fin quando non passerà, non credo proporrò qualcosa di nuovo.
Di sicuro so che si tratta solo di una pausa e che le parole, spero presto, ritorneranno a bussare alla mia penna chiedendo di raccontare di qualche altro personaggio.
Intanto, devo continuare a dedicarmi anche a ciò che ho già pubblicato; il pubblico che hanno L'amore è miope e Sghembestorie è prezioso, ma so che potrebbe essere molto più grande, se solo questi libri potessero essere maggiormente diffusi; ecco, cercherò di impegnarmi a diffonderli.

Mi fermo qui, credo di avervi raccontato tutto quello che c'è da raccontare in questo periodo, spero vi abbia fatto piacere sapere e vi ringrazio ancora per il supporto e l'affetto che sempre mi date. Da parte mia, posso promettervi che continuerò a fare tutto ciò che faccio con passione, cura e amore, sperando possa raggiungervi con la stessa luce che invade me, tutte le volte che mi viene una nuova idea.

A presto,

Valentina

16 settembre 2017

Che vada a farsi friggere il Bianconiglio di Alice, con quel suo orologio sgangherato e il tempo che non c'è!



disegno di Valentina Luberto



Oggi ho incontrato un abbraccio, una poesia e un amico. Ho ritrovato qualcosa che avevo perso, anche. In un momento, sono balzata in un posto in cui non ero mai stata, ma dove qualcosa continuava a dirmi: Tornerai. Sono entrata come si entra in quei luoghi che devono essere magici e da cui devi uscire come se qualcosa di meraviglioso ti fosse entrato dentro e non se ne volesse più andare. In un posto così ti muovi lentamente, lasci che gli occhi scelgano qualcosa da portare via con loro, come se avessero tutto il tempo di questo mondo.
Che vada a farsi friggere il Bianconiglio di Alice, con quel suo orologio sgangherato e il tempo che non c'è!, dici, non tanto ad alta voce perché potresti spaventare qualcuno o qualcosa che si nasconderebbe e tu non vedresti mai.
Quante cose nasconde la paura?
Quante volte si corre dietro al Bianconiglio per non fermarsi, aspettare e stare a vedere?
Quante inutili domande mi sto facendo quando, invece, dovrei solo chiudere gli occhi e ricordare tutto quello che da quel posto ho portato via con me?
A passi lenti, in una penombra in cui sicuramente stavano danzando le ombre cinesi, ho iniziato a danzare anche io e credo di essermi innamorata. Sì, sì, la sensazione era quella: il cuore che batte, lo stomaco vuoto, gli occhi felici, il tempo che si ferma e quell'espressione da stoccafisso che, in quella situazione, è così buffa da sembrare romantica.
Sono andata via, senza andarmene per davvero.
Ho incontrato un abbraccio che aveva gli stessi colori dell'autunno, più una punta di blu e una poesia che sapeva raccontarlo. Distrattamente sono inciampata in un pezzo di me, mentre ascoltavo una canzone nuova che, nonostante ciò, sapeva del mio cuore quello che non vuole ascoltare.
Qualche volta vorrei credere al Bianconiglio, a tal proposito, spero nessuno lo abbia fritto, in modo che possa accadere che lo incontri. Dicevo, vorrei credere che bisogna correre, così non avrei il tempo che serve per attraversare tutto quello che c'è da attraversare e, inevitabilmente, portare via qualcosa con me.
Tutte le volte che porti qualcosa con te torna quella voce sottile che dice: Tornerai - anche se non ci sarà qualcuno o qualcosa ad aspettarti - tornerai.


[volevo scrivere qualcosa che raccontasse il mio disegno, forse l'ho raccontato, anche se non sembra, forse quel disegno è uno di quei luoghi che devono essere magici, in cui ti muovi lentamente per permettere agli occhi di portare via qualcosa per cui tornare]

5 settembre 2017

Oggi, no.

Disegno di Valentina Luberto
Tanto tempo fa facevo una cosa: quando ero triste mi scrivevo una favoletta e mi sentivo subito meglio; ne ho scritte tante, le ho perse tutte perché ho sempre avuto la convinzione che il meglio sarebbe sempre venuto dopo. Dopo cosa? Dopo e basta. In quel periodo scrivevo solo per me e scrivevo come se fossi stata in uno spazio pieno di colori da usare e di muri da poter imbrattare. Nonostante fossi triste - per questo mi scrivevo le favolette - alla fine, un sorriso si disegnava sulle labbra; era piccolissimo, non riempiva neanche un taschino, però era lì e per me era il più bello del mondo. Nelle mie favole c’erano, e spesso ci sono ancora, due buffi personaggi speciali che, a causa della loro originalità, fanno fatica a trovare qualcuno con cui sentirsi così a casa da gironzolare scalzi, infischiandosene dei piedi che si sporcano. Insomma, spesso i miei personaggi hanno qualcosa da voler condividere, qualcosa che per loro è prezioso, che non tutti potrebbero capire e tengono segretamente stretta nel cuore la speranza che, un giorno o l’altro, incontrino qualcuno che, con una sola occhiata, capisca tutto quello che c’è da capire e sussurri: “Adesso ci sono io con te”.
Un giorno, ho continuato a scrivere solo per me, ma permettendo agli altri di leggere. Forse, mi sentivo come uno dei miei personaggi originali che si guardano intorno, poi aprono il palmo delle mani, come se questo custodisse il più grande dei segreti, e, in quell’istante, sperano che qualcuno abbia visto tutto con un colpo d’occhio veloce e che, quel qualcuno, si avvicini sussurrando: “Adesso ci sono io con te”. Nella vita reale è successo poche volte, nelle mie favole succede sempre.
Una volta, ho scritto una storia in cui i protagonisti si incontravano e aprivano entrambi i palmi delle mani per scambiarsi i loro segreti in quell’istante in cui solo un occhio velocissimo riesce a vedere ciò che c’è da vedere. I due personaggi non rimanevano insieme. Sulle prime, questa mi era sembrata la scelta migliore, poi, nel tempo, ho pensato e ripensato a quella storia e proprio non ci stavo all’idea che quei due personaggi si fossero lasciati così, certo, con un sorriso, ma io non posso farci niente: gli addii mi fanno arrabbiare, anche quando è giusto che ci siano. Dicevo, pensando e ripensando, ho iniziato a scrivere il seguito di quella favola: i due personaggi erano peggio di me, proprio non volevano dirsi addio. Non l’ho mai finita, forse perché nessun finale mi sembrava il loro finale, così, tra me e me, ho pensato: “Un giorno lo troverò e questa favola sarà completa”. Non l’ho ancora trovato, spesso rileggo quelle poche righe scritte e cerco di continuare. Una parola, due, tre, qualche volta, quattro e cinque e poi: stop. Torno indietro, cancello tutto e penso: “Un giorno troverò il finale, oggi no”.
Oggi è stato uno di quei giorni in cui avrei voluto scrivermi una favoletta, una di quelle con qualcuno che si avvicina e ti dice: “Adesso ci sono io con te”, tu lo guardi come si guarda un sogno a cui non sai se credere, così bello che terresti gli occhi chiusi per il resto della tua vita.
Ho ripensato a quella favola che non riesco a finire e ho detto a bassissima voce: “Un altro giorno, so che mi verrà in mente all'improvviso ed io mi chiederò come mai non ci abbia mai pensato. Oggi, però, davvero no”.



[le favole sono fatte per scappare, sono funi invisibili pronte ad ancorarsi a grate fumose]



8 agosto 2017

Oggi non ho visto il mare, ma l'ho sentito.

Immagine di Valentina Luberto



Sono giorni che ascolto sempre la stessa canzone che non ti rivelerò. Se mi conosci un po' sai che, in questo momento, sto scrivendo con una canzone in sottofondo che non è quella che non faccio che ascoltare, riascoltare e ancora, ancora, ancora, ascoltare. Se mi conosci un altro po', quell' "ancora, ancora, ancora" dovrebbe ricordarti qualcosa, ma devi conoscermi proprio bene per sapere quella cosa lì. Ci sei anche tu che non mi conosci e con te mi scuso: le ripetizioni non piacciono neppure a me, quasi mai. Quasi. Qualche volta un mai diventa un per sempre, il più delle volte un per sempre diventa un mai più. Ma mai e poi mai non diventa nulla. Tutto scorre e si trasforma, diceva Eraclito che, una volta, ho raccontato in apnea. Lo sai anche tu che tutto scorre, quasi certamente non l'ha detto lui però, chissà come e chissà perché, tutti si ricordano di Eraclito come "quello del tutto scorre". Quello, a chi? Un po' di rispetto!Mah! Mi piace dire Mah!, per la verità, mi dispiace dirlo così spesso, però, devo ammettere, che qualche volta mi viene da ridere mentre lo dico.

Rewind

Ho dovuto far ripartire la canzone che non ti rivelerò mai. Una volta avrei detto: "Ho riavvolto il nastro". E mi sarebbe piaciuto di più perché per riavvolgere il nastro bisogna ripercorrere un percorso che si è già seguito e, magari, mentre torni sui tuoi passi qualcosa che ti sei perso lo riprendi, se non hai capito un passaggio lo ritrovi e puoi tentare di decifrare, se hai dimenticato la strada puoi fissarla meglio. Come oggi. Oggi ho ripercorso tante di quelle strade, tanti di quei ricordi, tante di quelle sensazioni che prendono il cuore e lo fanno ballare come un danzatore sul palco il giorno della sua prima esibizione. Tutto questo per dire che non lo so cosa mi stia accadendo, non lo so dire, non riesco a raccontarlo inventando una storia lontana da me che racconta di me senza darlo troppo a vedere. So solo che questa canzone sciocchina va, le dita sulla tastiera vogliono scrivere, il senso di tutto ciò che leggerai, forse, non c'è o è troppo timido per presentarsi a te sfrontatamente e dire: "Ehi, eccomi qui!". Mi mancava scrivere senza scrivere a qualcuno che non mi risponderà mai e che non è neppure così certo esista, giocare con le parole a farle scorrere su una musica scontata per coprire parole banali che segretamente vorrei sentirmi dire e di cui faccio finta di fare sentitamente a meno. Oggi è una giornata speciale, per tanti motivi e nessuno, per quello che ho fatto, ma soprattutto per quello che non ho fatto. Oggi non ho visto il mare, ma l'ho sentito.

28 luglio 2017

La luna in gabbia, di Maria Sardella, che è volata nel mio cuore, per restarci.



Qualche giorno fa ho terminato "La luna in gabbia" di Maria Sardella, edizioni Pub Gold. Mi è successa una cosa strana durante la lettura di questo romanzo: ho iniziato a leggere molte pagine del libro nei primi due giorni, ma, successivamente, vedendo che le pagine da leggere diminuivano, ho rallentato la lettura. È successo che mi stessi affezionando così tanto alla storia e ai personaggi che rallentare mi sembrava il modo migliore per tenerli ancora un po' con me. Quando parlo di un libro, mi interessa poco rivelarne la trama, se non nelle linee essenziali, questo perché mi piacerebbe che dal racconto delle mie emozioni accada di suscitare curiosità nell'ascoltatore, magari proprio a seguito del fatto che abbia riconosciuto, tra le mie parole, anche un suo stato d'animo, un ricordo, un affetto, un dolore... insomma, qualcosa di sé che possa raggiungerlo nel profondo.
"La luna in gabbia" è un romanzo corale in cui tutto ha voce: dai protagonisti, al paese, agli animali, ai segnavento, fino ad arrivare a qualcosa di più sottile come il rapporto tra passato e presente e la ricchezza, ma anche il limite, della tradizione.
Le vite dei protagonisti si dispiegano in un continuo e musicale alternarsi tra presente e passato, lo stesso paese in cui è ambientata la vicenda sembra diviso in due: il nuovo nella struttura, nelle voci e nelle mode che lo hanno investito e trasformato negli anni; e il vecchio nei ricordi, nelle tradizioni, nelle storie, ma soprattutto negli occhi e nel cuore di chi, come Clelia e Peppe, hanno vissuto in un tempo lontano che è indissolubilmente mescolato all'attualità.
Questo romanzo è tante cose: è la storia di un amore che ha rotto gli argini e di un altro che si muove con la circospezione dell'equilibrista che conosce la sua corda e sa che un passo falso gli costerebbe una caduta; è lo sguardo pieno di meraviglia di un bambino osservatore che riesce a cogliere la poesia di una luna in gabbia improvvisata; è il viaggio di un cacciatore di storie discreto e paziente che affida la sua ricerca allo sguardo e all'ascolto; è la scoperta che tutto ciò che ci circonda possa avere a cuore la nostra storia e la sorpresa di poterla scorgere nell'inaspettata anima di un segnavento o nel ciarlare di una cornacchia intrigante ed è tante altre cose che mi farebbe piacere il lettore scoprisse leggendolo.
Maria Sardella racconta questa storia stabilendo con il lettore un'intimità che porta a scorrere le pagine pensando che a raccontare sia qualcuno che conosciamo e che ci dispiace sia fatto soltanto di parole.
Le parole sono un altro aspetto importante della narrazione, tanti sono i vocaboli legati alla tradizione che vengono proposti dando modo di poter comprendere e meravigliarsi di un tempo che non c'è più e che si scopre intriso, contemporaneamente, di poesia e concretezza.
Ho amato il dialogo tra due dei protagonisti sulla scrittura e sui personaggi, ho ritrovato nel loro scambio tante sensazioni che io stessa provo e tanti pensieri che ho, come questi:

«[...] Le storie inventate, belle o brutte che siano, parlano della vita. E chi le racconta si espone in esse, talvolta senza saperlo. Espone la sua ricerca di verità.»

«[...] Gli scrittori inevitabilmente parlano di se stessi. Raccontano sempre la stessa storia in travestimenti diversi. La loro. [...] Sono come bambini con le loro bugie, nascondono spesso delle verità tenute celate a stento. [...] Le storie sono travestimenti leggeri, che volano via al primo soffiare di vento, come la gonna ampia di una bella signora a passeggio, sollevata da una folata improvvisa. Gli scrittori, parola dopo parola, aggettivo dopo aggettivo, scoperchiano pentole diaboliche. Sono del tutto privi di pudore, esposti, bugiardi matricolati diresti, ma cercano sempre qualcosa in più della mera apparenza. Per lo meno ci provano.»

«Qualche volta penso sia faticoso essere personaggi. Non li invidio. Lo scrittore muove le fila come un burattinaio, fa dei personaggi ciò che vuole. Ha il controllo totale su di loro e li tiene in gabbia. Meglio essere una persona, così si ha sempre un'altra possibilità, un'alternativa. O almeno ti illudi possa esserci.»

Rispetto a quest'ultima frase, sento di dire a Maria Sardella, che sono sicura che i suoi personaggi, se potessero comunicare il loro pensiero, la ringrazierebbero per la storia che ha voluto donare loro; una storia capace di far riflettere, sorprendere, ricordare, far conoscere, emozionare, ridere e commuovere. Una storia di quelle che è raro incontrare e che io mi sento fortunata di aver potuto leggere.



25 luglio 2017

Sottile

Troche
Cade la pioggia, sottile, e taglia i pensieri. Piccole lame  al bagliore di una luna che sa che un riflesso non è che la parte bugiarda di una verità. Corrono giù le parole, una dopo l'altra, una dentro l'altra. Danno peso ai pensieri che gravitano come fossero mele pronte a volare dal ramo più alto. Pronto è quel pensiero che si staglia nel cielo col coraggio del tuffatore di Delo. Un salto, un volo. Giù, nell'abisso profondo, fino a raschiarne la sabbia a confondere il corpo che fluttua nel mare più scuro con la più luminosa rivelazione. Su, poi. L'impazienza di ritrovare il respiro nel punto esatto in cui lo specchio d'acqua sarà rotto e gli occhi, pieni di sale brilleranno di nuovo di un riflesso di luna pieno di verità. Piove, ancora. E scorrono parole, corrono senza avere idea di dove andare.


7 maggio 2017

Sull'amore, ma soprattutto dentro.

Gli amanti, Magritte
C’è un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra.
Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso,
una sorta di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente.

R. Magritte




Questa sera ha una musica triste che le stringe il cuore, mentre, una ad una, gocciolano giù tutte le promesse che gli amanti non sono riusciti a mantenere.
L’amore, quello che serra il cuore fino a farlo scoppiare, è come una immensa grande promessa che mai sarà mantenuta, ma che non può che essere pronunciata.
Che si tagli la lingua!
Che si tappi la bocca!
Che si faccia tutto quel che si può per non far scappare le parole!
Il vano proposito annega nella sua ingenuità.
L’amore, quello che non si ha vergogna di raccontare, pronunciare, gridare, quello che fa dire: “Ti amo!”, che talvolta aggiunge qualche “o” e stringe la certezza che l’eco possa riempire il vuoto di una risposta mancata.
L’amore che ignora la pazienza, che non aspetta che il treno si fermi, che il taxi arrivi, che i piedi piantino l’ultimo passo.
L’amore che pensa di custodire in un bacio il più impenetrabile mistero e il più agognato tesoro.
L’amore che ingarbuglia le lenzuola, che accelera il respiro, che fa ridere come non mai o strappa il cuore senza rassicurare che si possa rammendare.
L’amore sussurrato alla luce di una luna che sa che quella, forse, è l’ennesima nuova bugia da velare.
L’amore che vive e vivifica, che muore e mortifica.
L’amore che è tutto ciò che si sa e che si ignora o quello che si ha la presunzione di sapere e non si vuole scoprire.
L’amore, quella promessa non mantenuta che due amanti stanno ballando su questa musica triste, con il cuore che gocciola tutto quello che non sono riusciti a mantenere.
In una sera in cui la primavera trasmuta nel più arido degli inverni.




[Una sera ho visto un bacio che sembrava tutto quello che ho detto e non detto dell’amore e mi sono chiesta se quella promessa sarebbe stata mantenuta. Non ho mai avuto una risposta. Non ho più dimenticato quella domanda.]

4 maggio 2017

L'amore è miope blogtour: un'esperienza tutt'altro che miope!





Ciao a tutti!
Lo so che il blogtour dedicato a L'amore è miope è finito e voi vi state dividendo tra chi: "Meno male, va'! Non se ne poteva più!" e chi: "No! Adesso come farò senza il post miope quotidiano?" [diciamo che questi secondi li ho messi per far finta di avere degli affezionati ammiratori].
Io sono, invece, chi: "Grazie a chi ha voluto esserci e a chi ha partecipato con entusiasmo".
Sono sempre stata un'appassionata sostenitrice del sentimento della gratitudine, questo soprattutto quando qualcuno decide di investire parte del suo tempo per dedicarlo a qualcun altro o a un progetto che non è il suo; e per me il tempo è una delle cose più preziose che si possano donare.
Quindi, questo post sarà pieno di grazie.
Il primo grazie va alle ragazze dei blog che, senza esitazione e con tanta euforia hanno partecipato a questa piccola, ma per me grandissima, avventura, che hanno letto il libro e si sono appassionate alle mie storie miopi e di cui vi ricordo i blog che, se vi piace leggere, dovreste seguire [io li seguo!]:








Un secondo grazie va a chi ha seguito le tappe di questo viaggio nella miopia amorosa, attraverso le mie storie.
A proposito delle tappe, vi lascio i link, qualora qualcuno ne volesse sapere di più:



PRIMA TAPPA: presentazione del blogtour [QUI]

SECONDA TAPPA: motivi per leggere il libro [QUI]

TERZA TAPPA: personaggi [QUI]

QUARTA TAPPA: estratti [QUI]

QUINTA TAPPA: intervista [QUI]

SESTA TAPPA: recensione [QUI]

SETTIMA TAPPA: giveaway che ha curato L'ANGOLO LIBRI

Un terzo grazie va a chi ha partecipato al giveaway su Instagram e ha mostrato di voler davvero ricevere il mio libro.

Ovviamente, grazie a Pub Gold, la casa editrice che ha creduto ne L'amore è miope e ha voluto pubblicarlo, inserendolo tra le sue scelte di qualità, dato l'esiguo, ma oculato, numero di pubblicazioni che ha deciso di effettuare annualmente.

Infine, grazie a chi ha letto o leggerà L'amore è miope, magari dopo essere stato raggiunto da questa ventata di miopia amorosa, generata dal blogtour. Nel caso qualcuno avesse piacere di farmi conoscere il suo parere sul libro, ne sarei davvero felice.
Quest'avventura finisce qui, con un cuore colmo di gioia e la testa piena di idee per un futuro che voglio, ardentemente, anche a costo di scottarmi, continui a prevedere la scrittura come una delle mie compagne di vita.
Vi lascio, dunque, con l'ultimo grazie e un abbraccio virtuale a tutti, anche a chi è più lontano, anche a chi ancora non mi ha incontrato e che forse incontrerò.

Con tanto affetto,

Valentina 



Ps: vi ricordo che potete trovare L'amore è miope in formato ebook su tutti i maggiori store online, lo stesso vale per l'edizione cartacea che, oltre che online, potete ordinare anche in libreria.
Per l'edizione cartacea, poi, esiste la possibilità di acquistarla QUI a un prezzo scontatissimo e con spese di spedizione ridotte [sempre sullo stesso store trovate anche Il piccolo quaderno delle grandi idee, a meno della metà del prezzo di copertina QUI [prendendoli entrambi ed incluse le spedizioni potrete pagare quasi il costo di uno solo dei due]




3 maggio 2017

L'amore è miope, ma Maria Sardella, in questa sua analisi, ci ha visto chiaro.




L’amore è miope di Valentina Luberto (Pubgold, 2017) si presta a una lettura di formazione, per non dire strettamente educativa, sull’approccio all’amore e alle sue insidie. Una gradevole, scanzonata ars amandi. E, come si conviene a una lezioncina comportamentale nei modi classici del magistero, dividiamo in settori una fantomatica lavagna nei quali riporteremo il numero dei protagonisti, la loro appartenenza di genere. Tenendo conto dei destinatari ideali di questi ammiccanti racconti, come dice con sagace ironia l’autrice, cioè degli innamorati o aspiranti tali dai trentacinque ai quindici anni. Ecco, tracciamo la linea di appartenenza di genere: da una parte lui, dall’altra lei, riservando una colonnina alle coppie. Non c’è storia d’amore in cui l’uno non si accompagni al due o a più. Da Paolo e Francesca, personaggi altolocati, a Paperino e Paperina, Minnie e Topolino fino, nel nostro caso, a Gustavo e Guendalina. Nella dualità, come tutti sanno, si determina l’epifania delle miopie (o di tutte le altre perdonabili o imperdonabili deficienze amorose), a tu per tu. Vis à vis e qualche volta persino ceek to ceek.

Clicca sull'immagine per ingrandirla, leggila prima di proseguire


Stando al numero vincerebbero quindi le femmine. Sarebbero loro a soffrire più di frequente della miopia amorosa? Non possiamo dirlo con verità scientifica. Il campione ci pare esiguo anche se esilarante. Ma anche i maschietti non scherzano. Loro sono più subdoli: sono miopi, ma gli occhiali li portano nel taschino per ogni evenienza (avvertimento della copertina). La coppia n.1 merita un discorso a parte, sono i miopi delle soap, frutto di sceneggiatori perversi che li manovrano per tenere alto lo share. Loro, gli amanti, si riconoscono e non si conoscono mai davvero. Per questo saranno costretti a sposarsi ripetutamente a distanza persino di decenni.
Il prologo funge da avvertimento: Guai a voi anime miopi! Spiega il convincimento della voce narrante, è insieme anamnesi, eziologia e terapia (e chi ha orecchie per intendere, intenda).
L’epilogo invece rappresenta insieme il ricordo e il sollievo dello scampato pericolo. Ironico, e nuovamente ammiccante, ci rivela il biografismo delle esperienze risolte nel catartico sorriso finale.
Il bravo docente si fermerebbe qui: la struttura è questa, ora vedetevela voi a identificarvi nell’uno o nell’altro personaggio. Impariamo a ridere di noi stessi, e gli occhiali non lasciamoli nel taschino o nella borsetta. Inforchiamoli sempre. Ci risparmieremmo qualche capitombolo, guadagnando in tranquillità, dice la voce narrante. Ma c’è davvero, nel range di età succitata, qualcuno che si ponga la tranquillità come obbiettivo? Cara la mia autrice, hai voglia a raccomandazioni. Sulla tua certezza, mi permetto di sorridere a mia volta. Ma quando mai!

Ringrazio Maria Sardella per aver letto "L'amore è miope" e per aver voluto parlarne in questo modo così originale. Che posso dire? Nonostante tutto, credo che gli occhiali nel taschino non imparerò mai a tenerli, con buona pace del mio tribolante cuor.




27 aprile 2017

"L'amore è miope" blogtour [28 aprile - 4 maggio]



Salve a tutti!

Eccomi di nuovo qui per parlarvi di una cosa che mi fa molto felice per tanti motivi, sicuramente perché permetterà a L'amore è miope di raggiungere tanti potenziali lettori, ma soprattutto perché, anche in questa occasione, ho sperimentato con gioia come ci sia ancora qualcuno disposto ad aiutarti per passione e non per un mero calcolo.
Ringrazio di cuore tutte le ragazze dei blog coinvolti in questo evento:








[che vi invito a visitare e seguire]

in particolare Valentina Andrea Sala, autrice del blog Bookitipy che si è occupata dell'organizzazione de

L'AMORE È MIOPE BLOG TOUR 

[clicca QUI per l'Evento Facebook]

Ecco le TAPPE che vi permetteranno di conoscere meglio "L'amore è miope" e di decidere se leggerlo o meno.
Io spero possiate incuriosirvi!


Ma non finisce qui!
Perché domani sul blog  Bookitipy saranno anche elencate le regole da seguire per partecipare al #giveaway che si svolgerà su Instagram e che prevederà l’estrazione di una SPECIAL BOX, messa a disposizione da Pub Gold, contenente una copia del libro cartaceo, un poster della copertina e una piccola sorpresa!
Io parteciperei e, per avvantaggiarmi, inizierei a seguire le blogger che hanno realizzato questa bella opportunità per "L'amore è miope".
Un saluto miope a tutti e a presto,

Valentina 


Ringrazio le blogger che hanno realizzato il #blogtour di cui lascio tutte le modalità per poterle seguire.
Se vi piace l’idea: PARTECIPATE e CONDIVIDETE OVUNQUE :D

Blogger:

BOOKITIPY
Instagram: @bookitipy
Facebook: @Bookipity
Blog: http://bookitipy.blogspot.it/

FALL IN BOOKS
Instagram: @fallinbooks75
Facebook: @fallinbooksblog
Blog: https://fallinbooksblog.wordpress.com/

ALICEBIANCONIGLIO8
Instagram: @alicebianconiglio8
Facebook: @Alice Bianconiglio8 Blog Letterario
Blog: http://alicebianconiglio8.blogspot.it/

SWEETY REVIEWS
Instagram: @valesweetydreams
Facebook: @SweetyDreams2
Blog: https://sweetyreviews.blogspot.it/

THE FIRST IMPRESSION
Instagram: @the_first_impression
Facebook: @The.First.Impression.als
Blog: https://thefirstimpressionsite.wordpress.com/

MONDO OLTRE UN LIBRO
Instagram: @bunnyinbookland
Facebook: @Il mond
o oltre un libro
Blog: https://ilmondooltreunlibro.wordpress.com/

L’ANGOLO LIBRI
Instagram: @angolo.libri
Facebook: @L’angolo dei libri
Blog: https://langoloblog.wordpress.com/

Se volete seguire le mie attività, oltre il blog:

Instagram: @valentinaluberto
Facebook: @sghemberie

26 aprile 2017

"L'amore è miope", il mio nuovo libro che non mi sono dimenticata di presentare.

Sono strani certi luoghi, sono una parte di te, eppure, qualche volta sembra che tu li metta da parte, che non ti ricordi della loro presenza, che siano stati dimenticati.
Non è così.
Se non è così, allora, com'è?
Com'è che, ormai da un mese, è uscito "L'amore è miope", edito da Pub Gold, e qui, in questo luogo non luogo che tante volte è stato il mio posto sicuro, ancora non ho scritto nulla e non l'ho presentato? La risposta è che, forse, proprio perché per me questo luogo è importante, desideravo presentarlo con le parole giuste che, però, sembravano non arrivare mai.
Lo faccio ora, dicendovi che "L'amore è miope" è un progetto diverso da "Sghembestorie", ma, essendo anche questo libro una parte importante di me, di sicuro chi mi segue riuscirà a scovarmi: ora nell'uso di un nome buffo, ora nella stramberia di un personaggio, ora nella volontà di non dimenticare mai la tenerezza che spesso viene messa da parte,ora... è il momento di mostravi la copertina che la mia casa editrice, che ringrazio, ha affidato alla bravissima Simona Valentina Tornabene, ma torniamo a noi e alla miopia amorosa


Quelli che vedete nella foto sono proprio i miei occhiali, sono miope anch'io e lo sono stata anche in amore, altrimenti come avrei potuto dedicare questo libro

"A quegli amori mai vissuti, per fortuna"

Sì, questa è la dedica che apre il libro, senza nomi, perché così come la miopia degli occhi confonde lo sguardo, il superamento della miopia amorosa annebbia i ricordi o così ci piace che sia.
Tu che mi segui da tanto, e non finirò mai di meravigliarmi e ringraziarti per questo, sai già cosa aspettarti dal mio modo di raccontare, mentre a te che, di' la verità, non sei proprio convinto, ma siccome sai benissimo di essere stato miope anche tu, la tentazione di dare uno sguardo ce l'hai, dico che

"L’amore è miope" è una raccolta di scritti accomunati dalla rappresentazione della mancanza di aderenza tra realtà e desiderio che caratterizza l’amore, soprattutto durante l’infatuazione. Attraverso dodici storie, popolate da buffi e grotteschi personaggi, l’Autrice racconta, con ironia e vivacità, uno spaccato del mondo che si cela oltre gli occhiali di un miope amoroso. Occhiali tenuti rigorosamente nel taschino! Una lettura brillante e leggera per sorridere su ciò che fa tribolare il cuore o che lo fa esplodere di gioia."

questo è quello che c'è scritto sulla quarta di copertina, il resto non te lo dico: scoprilo tu!
Oltre a queste dodici storie strampalate che spero ti strappino qualche sorriso e che ti facciano capire che non era il caso di strapparti i capelli, c'è una cosa che non immagini, non voglio essere presuntuosa, ma non la immaginavo neppure io prima che mi venisse in mente.
Tu che mi conosci, lo sai che io non dormo molto di notte e che la conseguenza è che me ne inventi sempre una nuova; tu che sei qui per la prima volta, invece, non puoi saperlo, ma devi sapere che alla fine del libro troverai una sorpresa.
Non potevo lasciarti senza che tu fossi consapevole del tuo grado di "miopia amorosa", così, ho realizzato questo:


Ti starai chiedendo: cos'è? Potevamo farne a meno? Forse sì, ma io non sono riuscita a fare a meno di realizzarlo. Spero ti piaccia scrivere perché il "Misuratore di miopia amorosa" non è altro che un luogo di carta da riempire, seguendo alcuni spunti, per poi sapere quale sia il tuo grado di miopia amorosa. Siccome non volevo essere proprio io a dirtelo, ho affidato questa comunicazione a lui:


Il Misuratore in persona che alla fine del libro, potrai ritagliare, incollare su un cartoncino e usare come segnalibro così che tu non possa mai dimenticare di indossare gli occhiali o, allo stesso modo, che tu possa decidere di lasciarli nel taschino, anche con una certa strafottenza.
Io eviterei di dirti altro, anche perché nella vita, come nell'amore, c'è bisogno di un forte grado di incoscienza e propensione all'avventura; però, se deciderai di avventurarti nella lettura di questo libro, mi piacerebbe sapere che, almeno per un po', ti abbia fatto sorridere e ti abbia fatto esclamare a gran voce un bel: "Per fortuna!", dedicato a tutti quegli amori che "tu, soltanto tu, nessuno che non sia tu!".
Dove puoi trovarlo?
In tutti i luoghi in cui i libri non sono usati come soprammobili, quindi: store online (Amazon, IBS, La Feltrinelli, Mondadori store...) oppure librerie (ma solo su ordinazione) e puoi decidere di sfogliarlo oppure di leggerlo in formato digitale. Io preferisco la carta, tu scegli quello che ti pare, l'importante è che tu scelga, sempre, non dimenticarlo mai.
Con questo ti saluto e ti aspetto, soprattutto tra le ultime pagine!


[Questa è un'altra mia trovata, non la trovi nel libro, ma spero tu possa presto trovarla da qualche altra parte]

14 gennaio 2017

traversate


@valentinaluberto


Immagino una giornata piena di nuvole.
Perfetta, come tutte le giornate piene di nuvole.
Immagino te che mi guardi da lontano.
Immagino me come neppure ti immagini.
Immagina e, mentre lo fai, pensa che io, nonostante sappia disegnare il tuo viso a memoria, partendo da quel segno che rende il tuo sorriso distante da ogni cosa  è vicinissimo alle cose più mie, non provo neppure a scalfire, con la punta di un dubbio acuminato, quell'immagine di te che sta per migrare insieme a tutte le nuvole che ho appena immaginato.


[le barchette di carta sono fatte per sperare nei giorni pieni di nuvole]