15 maggio 2014

Non è un racconto sul mare


... e il fatto che ci sia il mare non significa niente


Io e il mare qualche volta ci capiamo e qualche altra no. Oggi è una di quelle volte sì. Si pensa sempre che il mare debba raccontare qualcosa, invece no. Il mare, il più delle volte, ascolta. Certo, se è arrabbiato tenta di dire la sua infrangendo le sue ragioni sugli scogli, quando ci sono, oppure sul bagnasciuga. Bagnasciuga è una parola che mi è simpatica, assomiglia un po’ a quelle volte in cui vuoi piangere, ma speri che nessuno ti veda. Bagni le guance e le asciughi subito. Se c’è il vento, è fatta. Di’ che è colpa sua, ti crederanno tutti. Se noti un pizzico di diffidenza, tira dentro anche la sabbia, una spruzzata di salsedine e sfido chiunque a dare la colpa a te, se piangi. Spesso, quando si piange, la colpa non è di nessuno. Questa è una bugia. Quel che è vero è che a volte proprio non lo sai perché stai piangendo. Una cosa che ho imparato è che non è necessario sapere proprio tutto. Qualche volta è meglio non sapere. Sai che ho perso il filo? Poco male, mal che vada, torno alla partenza e ricomincio. Io e il mare qualche volta ci capiamo e qualche altra no. Oggi non c’è vento, la sabbia è incollata a terra e la salsedine se la prende solo con i miei capelli che si arricciano. Ogni riccio un capriccio. Sarà mica per questo che c’è qualcosa che bagnasciuga? Ah, questo proprio non lo so. Qualcuno mi ha detto che non è importante sapere proprio tutto. Qualcuno che ha visto un mare come questo luccicare e ha pensato che, qualunque cosa accada, ci sarà sempre qualcosa di bello che gli occhi sapranno ritrovare.


[No, non è un racconto sul mare. Tu che leggi, e tu sai che mi sto rivolgendo proprio a te, smettila di ridere!]

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