15 aprile 2014

Senza titolo. Mi sono impegnata troppo a scarabocchiare le forbici.



Lo so, le forbici sono bruttissime, ma è la prima volta che le scarabocchio...



Nessuno se l'aspettava, intanto aspettavano tutti. Qualcuno, qualcosa, che cosa non so, ma quello che so è che tutte le volte che si deve aspettare si ha sempre tanta fretta. Troppa. Poco male, io quando aspetto me la prendo sempre comoda, certo, dipende da dove mi siedo e da quanti respiri riesco a fare tra un pensiero e l'altro.
Un respiro: ho tempo.
Due respiri: ho l'ansia.
Tre respiri: inizio a preoccuparmi.
Da quattro in poi, smetto di pensarci ché tanto non serve a niente.
Se sto comoda posso anche star lì ad aspettare per ore, ore, ore e ore. Ora, direte: in tutte quelle ore il pisolino ci scappa.
Invece, no!
Io non mi faccio scappare mai niente, figuriamoci se chiudo gli occhi e mi perdo tutte quelle cose che si possono rubare.
Sono una ladra di gesti, sguardi, smorfie, parole, ma non c'è nessuna taglia sulla mia testa. Nemmeno la parrucchiera riesce a tagliare con facilità. - I capelli sono miei e te li faccio tagliare quando voglio io! -
Dite che dovrei darci un taglio? 
Ci penserò, perbacco baccò!
Aspettate, all'inizio c'era qualcuno che aspettava.
All'inizio aspettano tutti, l'entusiasmo li prende, li agita, li monta. Tanti giri, troppi. Chissà quanta strada pensano di fare, ma si ritrovano al punto di partenza, si siedono.
Un respiro, due respiri.
Ansia?
No, grazie. Passo... dopo passo, si ritorna in equilibrio sulla linea.
E se riesci a percorrere la linea senza fare passi falsi arrivi al punto che speravi e nemmeno sapevi. Non è questo il punto, però! È che arriva un punto in cui bisogna mettere il punto. Troppi punti, ma mai quelli sospensivi. Mai!
Mai dire mai?
Non so e non mi curo di ciò.
Intanto, mi siedo, apro gli occhi e aspetto ché qualcosa, qualcuno o nessuno, prima o poi, arriverà. Poi.



[Le attese dal dentista le odio, ma se non ci fossero non mi verrebbero in mente certe cose. Forse sarebbe meglio.]




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