10 aprile 2013

Alfonso, il gatto ganzo (di Chiara Lazzaro e Valentina Luberto)

Immagine dal web




Ditemi se si può andar via per una lisca di traverso!
Io quel pescetto l’ho pappato in un sol boccone solo per far colpo su Lola, una dolcezza tutta pelo bianco e fusa. Quella gattina mi desiderava, io su certe cose non posso sbagliarmi, sono un playcat e quello sguardo fisso su di me era inequivocabile: mi mangiava con gli occhi. Lei mangiava me e io dovevo mangiare il pescetto senza troppi complimenti, così avrebbe capito all’istante quanto fossi determinato!
L’amor mi è stato fatale e il prossimo che dice "d’amore non si muore", lo riempio di graffi!
Per quella gattina n’è valsa la pena e un gatto seduttore come me non poteva che andar via così: lasciando un cuore inconsolabile per sempre.
Andar via…
In verità, io sono ancora qui, o meglio, ci sono, ma sono meno evidente, non mi faccio notare, non mi vede nessuno, sono un fantasma, ecco. Ho una missione, nessuno me l’ha detto, ma ho visto tanti film sull’argomento. Se non sono ancora andato è perché devo portare a termine qualcosa. L’unico pensiero che mi viene in mente è: Luigino, sveglia!
È il mio padroncino ed è innamorato. Una cosa naturale alla sua età, direte voi. Un’impresa impossibile farlo lanciare, dico io. Ho deciso che la mia missione sarà aiutarlo a conquistare la brunetta con la puzza sotto il naso, insomma, quella che gli piace tanto.
Luigino, non temere, Alfonso il gatto ganzo è qui per te!


Sono mesi che mi preparo per questo momento.
Da quel giorno che ho incontrato Domitilla, davanti alla pasticceria, non riesco a pensare ad altro.
Mi sento incoraggiato, ha sorriso, sentendo pronunciare il mio nome.

Luigino, non partire in quarta che tu hai difficoltà anche a partire in prima.
Ha sorriso?
Per forza!
Un giovanotto grande e grosso che si presenta come Luigino!

Davanti ai suoi occhi, anche i babà ripieni di crema, che facevano bella mostra di sé nella vetrina, hanno perso in un attimo ogni attrattiva.

Tu che rinunci a un babà ripieno? La cosa è seria.

Solo Domitilla riuscivo a vedere.

Sfido! Con quella patata al posto del naso!
Sei proprio sicuro che questa Domitilla ti piaccia?
Luigino?
Mi senti?
No, non mi sente.

Mammina sarebbe fiera di me, o forse no. Mi sembra di sentirla raccontare al gatto Alfonso quanto io sia bambacione. Come se la colpa, poi, fosse solo mia.

Tu senti lei, ma non puoi sapere quante volte abbia voluto spegnerla quella voce da trombone intasato. Lascia stare quello strumento sfiatato! Vuoi conquistare Domitilla, concentrati su questo.
Che vada a strombazzare altrove, mammina.


Sono cresciuto senza un padre e con una madre che seguiva, borbottando, ogni mio passo.
Anche quando provavo ad allacciarmi le scarpe, dovevo essere supervisionato da lei.
“Non si sa mai cosa possa succedere, se ti tagliassi un dito?”.

A lei avrebbero dovuto tagliare la lingua!

Ho indossato il papillon a pois che mi ha regalato lei il giorno del diploma; una spruzzata di acqua di colonia, quella per le grandi occasioni; ho addirittura lucidato le scarpe come da buon figlio mi è stato insegnato.

E le avrebbero dovuto tagliare anche la carta di credito quando ti ha comprato quell’orrendo papillon a pois. Un pugno nell’occhio.
Non dirmi che l’acqua di colonia è quella al borotalco che ti ha regalato, sempre mammina, il giorno della prima comunione. Nauseabonda.
Taccio sulle scarpe, non saranno le stringate in finto coccodrillo? Sono quelle, come non detto.

La camicia stirata di fresco è un po’ più aderente rispetto all’ultima volta che l’ho indossata per il matrimonio di zio Ernesto.

No, la camicia del matrimonio di zio Ernesto, no!
È un appuntamento o una festa in maschera?

Lo specchio è implacabile a evidenziare i troppi babà ripieni che mi hanno fatto cadere in tentazione!

Luigino, l’esubero di girovita è davvero l’ultimo dei tuoi problemi.
Sai come si dice, “uomo di pancia, uomo di sostanza”.
Piuttosto, dobbiamo trovare un modo per distrarre Domitilla dalla tua mise.

Il tempo di un’ultima occhiata alla mia immagine riflessa, un saluto a mammina che mi guarda sconsolata e mi ritrovo in strada, a pochi passi dal mio amore.

Basta guardarsi inutilmente allo specchio. Quel che è fatto è fatto e per te, conciato così, c’è ben poco da fare. Adesso, molla mammina e vai!

Giro l'angolo e la vedo in tutta la sua bellezza. Domitilla è ferma davanti alla pasticceria, e, invece di correrle incontro, mi blocco.

Devo fare qualcosa. Ehi, voi lassù! Mi rivolgo soprattutto alle gattine fantasmine, se mi volete lì, aiutatemi a spingere questo ragazzone verso la sua bella, carina, passabile, va be’, piace a lui.

Non riesco a fare un passo, ho le mani sudate, il cuore batte all'impazzata. Sembrava così semplice mentre facevo le prove davanti allo specchio.
Oh, se il gatto Alfonso fosse con me! Lui saprebbe come aiutarmi.

Ci sono Luigino, vai!

Improvvisamente mi sento sfiorare una gamba, guardo verso il basso ma non vedo niente. È come se qualcosa mi spingesse ad andare, sempre più insistente.

Che fatica. Ti concedo un ultimo babà, proprio perché è il tuo primo appuntamento, ma la prossima volta che ne prendi uno ti graffio!

Vado!

È andato!
È bastato sgattaiolare tra le gambe della sua Domitilla per farla cadere tra le sue braccia. Lui ha tentato di darle un timido bacio, il nasone di lei gliel’ha impedito.
Pazienza, per questa volta si accontenterà della dolcezza del babà, mentre io lascio questo mondo qua per scompigliare quello di là.


Grazie a Chiara Lazzaro che ha scritto con me questa 'fantasmagorica' storia di dolcezza e passione (quella del gatto Alfonso nel riuscire ad aiutare Luigino alla conquista del suo amor) :D

istantanea



-        Non riesco a capire perché la mamma voglia fare questa ridicola foto di fine estate.
-        A me piace!
-        Sta’ zitta tu, a te piace tutto quello che ti fa sentire al centro dell’attenzione.
-        Come sei carino, Corrado! Elisa, non credi che quella pettinatura così graziosa gli doni?
-        Gli manca un fiorellino tra i capelli e poi può farmi concorrenza.
-        Siete solo due bimbette vanitose, ma il più bello dei tre sono io. Nessuna di voi ha un colletto come il mio.
-        Oh, Elisa, guardalo come si pavoneggia. Speriamo che questa tortura finisca presto, i miei giocattoli aspettano.
-        Marta, i tuoi giocattoli non scapperanno mica.
-        Mi chiedo come non se la siano ancora data a gambe levate, quei giocattoli. Non fai che torturarli.
-        Giorgio, fai silenzio e mettiti in posa.
-        Uffa, se sto ancora fermo per qualche minuto diventerò una statua.
-        Elisa, solo tu sei contenta di fare questa foto.
-        Oh, vedete? Per una volta siete d’accordo. Che dite, sono più carina se accavallo le gambe?
-        Tu, carina? Elisa, non farmi ridere.
-        Bene, se serve a farti ridere e a far venire questa foto più simpatica, allora, ridi, ridi pure, Giorgio! Dai che poi, se inizi a ridere tu, magari ride anche Marta.
-        Non ci contare! Io questo completo bianco lo detesto. Voglio andare a giocare.
-        Io voglio andare a calciare il mio pallone.
-        Oh, basta! Sono la più piccola, dovrei essere io a voler scappare e invece no! E sapete perché mi piace tanto questa foto? Perché fa sorridere la mamma, la fa sentire felice. Almeno, per una volta, la smette di avere gli occhi tristi.
-        Elisa ha ragione. Marta, ritrova il sorriso e facciamo questa foto. Magari anche papà è contento.
-        Giorgio, dici che ci guarda da lassù?
-        Sì che ci guarda! Quindi, mettetecela tutta e sorridete: per la mamma, per papà e un po’ anche per me.
-        Per te?
-        Sì, per me. Non vorrete mica che abbia messo il mio vestitino più carino per nulla?
-        Marta, che dici, la facciamo contenta?
-        Sì, Giorgio, direi che possiamo accontentarla.
-        Avvicinatevi, stringetevi forte a me che mi metto al centro e non vi faccio litigare. E sorridete, sorridete per la mamma, per il papà e per questo momento che ricorderemo per sempre.

Flash

Marta non abbandonerà mai il suo broncio e Giorgio avrà negli occhi sempre quella voglia di scappare via prima possibile. Nel mezzo, ci sarò sempre io. E questa foto mi piacerà nonostante il trascorrere del tempo perché, per una volta, anche se sapevamo tutti e tre che era difficile, abbiamo sorriso. Per la mamma, per il papà e anche un po’ per noi.