11 gennaio 2010

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Le lancette che si ricorrono sull’orologio, riescono a stare insieme soltanto sessanta secondi, lo scrivo così: sessanta secondi, invece che un minuto. Sembra di più. Sembra, in realtà è sempre e solo un minuto, ma le lancette, di minuti insieme, in una giornata, ne trascorrono ventiquattro. Sessanta secondi insieme, poi, cinquantanove minuti lontane e di nuovo, dopo tremilaseicento secondi separate, un minuto insieme. Meglio dire: cinquantanove minuti separate e sessanta secondi insieme per ventiquattro volte in una giornata. Sembra di più o di meno: punti di vista. Sembra. Il tempo sembra, oppure è? Pensavo fosse, invece, qualche volta può sembrare, oppure si può perdere e non trovare più. Dov’è finito? Dove lo hai messo? Io non lo trovo più, sotto il letto non c’è. Dov’è? Mi sembra di averlo visto. No, l’ho perso dinuovo. Sembra, ecco, sembra! Le lancette stanno insieme solo per sessanta secondi ogni cinquantanove minuti per ventiquattro volte in una giornata. Ben ottantaseimilaquattrocento secondi, detto così sembra davvero tanto! Sembra, oppure è tanto? E cosa fanno le lancette quando non sono insieme? Una cammina a passo svelto, l'altra aspetta che la prima la raggiunga muovendosi a piccoli passi. Sono tristi quando non sono insieme? Non lo so, loro si rincorrono e basta. Alle lancette, forse, va bene, loro sono contente così, per loro un minuto per ventiquattro volte è abbastanza! E io? Io, cosa dico? Dico che c’è qualche minuto impigliato nel giro delle lancette che si rincorrono che a me è sembrato davvero tanto, che sembrava quasi scorrere troppo in fretta, oppure sembrava non scorrere mai e io, con tutta la convinzione che potessi, l’ho vissuto come se fosse. Forse lo era sul serio, quello che posso dire con tutta la serietà di questo mondo è che a me gli incontri delle lancette non piacciono. Preferisco passeggiare senza l'orologio e non sapere tra quanto e per quanto rimarrò impigliata tra le gambe delle lancette che si rincorrono; senza curarmi di tutto quel loro affanno per essere puntuali a uno di quei loro sessanta secondi in cui smettono di essere due e diventano uno. Tutto questo, lo dico con un sorriso, per quello che posso e in non più di sessanta secondi.




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