6 ottobre 2008

incontrando Klee


La prima volta che ho incontrato Klee è stato a Roma nell’estate 2004, sono entrata a quella mostra conoscendo davvero pochissimo di lui e della sua arte, sono entrata chiamandolo “Klii” e scoprendo che non conoscevo bene neppure la pronuncia del suo nome: Kl”ee”. Non è stato colpo di fulmine, con Klee è stata una di quelle esperienze per cui l’amore scatta dopo un’approfondita conoscenza, ricordo, però che, man mano che entravo nei suoi dipinti, era come se mi avvolgesse qualcosa, qualcosa di caldo si alternava a una piacevole e fresca brezza estiva. Succede sempre così, ogni artista mi comunica una sensazione diversa, così Munch è l’inquietudine, Renoir la serenità, Chagall l’amore, Mirò il gioco, Kandiskij la musica… Klee era “una continua sensazione d’abbraccio”. Nonostante questa bella sensazione, però, sentivo che mancasse ancora qualcosa. Viaggiavo tra i suoi dipinti, mi coloravo dei suoi colori, atmosfere ovattate si alternavano a suoni armoniosi, ma mancava sempre qualcosa. Continuavo a esplorarlo, con calma e curiosità, con occhi pazienti e gioiosi, mi riempivo di Klee e dei suoi sguardi di colore, ma… sì, c’era sempre quel qualcosa che mancava! C’era solo l’ultima sezione della mostra da visitare, una sezione un po’ nascosta che, in lontananza, sembrava priva di colore, sicuramente in contrasto con tutto il colore che vivificava il resto dell’esposizione. Mi sono avvicinata con curiosità (i contrasti hanno sempre avuto un forte potere attrattivo su di me). D’improvviso riempio quel luogo delle mie sensazioni per Klee. Avevo trovato c'ò che mancava: avevo appena scoperto gli angeli di Klee.

Gli angeli di Klee sono una visione stupefacente nella loro estrema semplicità, linee essenziali, nessun colore, tratti irregolari e spigolosi, rompono qualsiasi regola sull’armonia della figura, come se fossero la proiezione della visione degli angeli che potrebbe avere un bambino, ma quanto riescono a dire, quanto fanno sentire, quanto riempiono e scuotono. Mi sono affezionata subito a queste figure tanto imperfette quanto meravigliose, le ho sentite mie all'istante. Io stessa mi sento un po' come loro, che piangano, siano in attesa, raccolte in sé, io le trovo assolutamente incantevoli. Sono stata a guardarli per tanto tempo, in silenzio, ecco, gli angeli di Klee sono il suono del silenzio, almeno per me e rendono piena quella sensazione di abbraccio continuo che Klee mi dà ogni volta che lo incontro.

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